Itinerari

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NUOVI ITINERARI
Negli allegati la carta dei principali itinerari del Parco 

Attivando la ricerca "parcoditepilora" nel sito wikiloc.com si aprono più di trenta itinerari di tutti i tipi, da provare! Chi ne traccerà di nuovi potrà inseririli dallo stesso sito
 
Da Bitti alla SS. Annunziata (km 34)

Percorsa per intero la strada principale nel Comune di Bitti si imbocca la SS389 verso la cantoniera di San Giovanni e ci si dirige verso Su Romanzesu, sito archeologico il cui complesso si estende per 7 ettari in un fitto bosco di sughere, sull'altopiano di Bitti. Il sito si raggiunge attraverso una strada sterrata di circa 3 km dalla statale.
Lasciato il complesso nuragico, imboccata la SP50 che porta alla colonia penale di Mamone (nome che gli deriva dalla frazione omonima del paese di Onanì) si attraversa un’ampia porzione di territorio ricoperto da sugherete, lecci e sottobosco di cisto quasi completamente disabitato. Il paesaggio cambia decisamente una volta che si raggiungono i campi della colonia, tenuti a pascolo e quasi totalmente privi di alberi. Dopo circa 8,2 km dal bivio per Mamone, si trova l'indicazione per raggiungere l’area di Crastazza-Tepilora. Questa strada era una di quelle percorse dai pastori durante la vecchia transumanza e si snodava in direzione nord attraversando l'attuale territorio del parco per giungere fino a Torpè e quindi alla costa.
La Foresta di Sos Littos - Sas Tumbas, divenuta demanio nel 1914, è costituita da un bosco di antica formazione, dal monte Tepilora e dalla zona di rimboschimento di Crastazza. In quest'ultima sono percorribili i sentieri dei carbonai, percorribili sia a piedi sia a cavallo. Il terreno è solcato da canaloni, scavati nel granito, che scendono dall'altopiano alla valle. Durante l'inverno e la primavera i canali, ricchi di acqua, danno vita a cascate, come quelle di S'Illiorai, con un salto di 40 m, e di Sas Lapias, dove l'acqua scorre su un costone di granito nero.
Lasciato il bivio di Crastazza dopo 12,6 km, si arriva al santuario della Santissima Annunziata, visibile una volta che si inizia la discesa dall'altopiano verso il fondo valle. La chiesetta campestre si erge solitaria su una collina e conserva, al suo interno, importanti ex voto. Per i pastori transumanti era il luogo del pernottamento e vi giungevano dalla strada di Mamone per poi all'alba ripartire verso Lodè, Torpè e la costa.

Da SS. Annunziata a Lodè (km 6,7)
Il percorso prosegue sulla SP50 verso l'abitato di Lodè, abbarbicato sul costone del monte Calvario e affacciato sulla vallata del Monte Albo. Il territorio comunale si estende dai 16 ai 1057 m s.l.m. con uno sviluppo prevalentemente collinare ad eccezione della piana attraversata dal Rio Mannu e ricomprende il complesso forestale di Sant'Anna e parte della foresta demaniale di Usinavà.
Nelle campagne del paese si trovano ancora degli esemplari di pinnettu, i vecchi ovili dei pastori, testimonianza di un’economia pastorale e agricola ancora fortemente radicata.

Da Lodè a Torpè (km 15)
A un paio di chilometri dal paese si trova il bivio per Torpè; si percorre la SP24 costeggiando per un lungo tratto l'invaso artificiale di Posada chiuso dalla diga Maccheronis. Lungo la strada sono visibili due fontane: Funtana Loddue e Funtana 'e Josso. L'invaso ha forma irregolare con insenature che s’insinuano tra le colline; le sponde sono basse ricoperte da sassi e da sabbia. È possibile praticarvi la pesca sportiva. Torpè è circondata da una zona collinare dalla quale è possibile godere di suggestivi panorami verso la costa e la fertile valle del Rio Posada. Nelle campagne del paese, vicino al frantoio della sabbia, merita una visita il nuraghe San Pietro, uno dei più importanti della zona.

Da Torpè a Posada (km 3)
Posada è arroccata su una collina calcarea che ha sulla sommità l'antico Castello della Fava, dominante sull'intera piana solcata e fertilizzata dal fiume omonimo.
La valle di Posada, creatasi per sedimentazione alluvionale, comprende la piana, la foce del Rio Posada e gli stagni comunicanti Tundu e Longu. La particolare conformazione geologica ha giocato un ruolo di fondamentale importanza nella conservazione di endemismi e rarità botaniche e faunistiche: è quindi un ottimo luogo di osservazione naturalistica, in cui avvistare senza particolari difficoltà specie come il cavaliere d'Italia, i fenicotteri rosa, le tartarughe di acqua dolce. In passato queste terre costituivano per molti pastori il punto di arrivo della transumanza, grazie ai campi fertili e alla ricchezza di acqua, per altri era invece solo punto di passaggio verso i pascoli di Budoni, San Teodoro, Olbia oppure Siniscola.